Letters of the siege

Letters of the siege

The correspondence of Ferrucci and the other protagonists of the battle of Gavinana

18 September 1529 - Castiglion Aretino (oggi Fiorentino)
SENDER
Philibert de Chalon Prince d’Orange
ADDRESSEE
Carlo V
LOCATION
Haus-Hof-Staatsarchiv, Vienna. Belgien, PA 68.3, cc. 40r-41v. Originale.
REFERENCE EDITIONS
ROBERT 1902, II, pp. 350-351.
ABSTRACT
The Prince d’Orange announces to the Emperor that Cortona, defended by six Florentine insignia, has fallen after three days of siege, and that he now intended to move to Arezzo Arezzo. The Prince also mentions a shortage of money and the risk of mutiny by the “nations” in the army. The Italians – he explains – will sell themselves to the enemy, the Germans will return to their country; the most reliable are apparently the Spaniards (incorrectly, because during the mmonths of the siege, they were the ones who caused the greatest problems in terms of discipline).
TEXT OF THE LETTER

Sire, tant et sy très humblement que fere puys, a vostre bonne grace me reccomande.
Sire, j’ay reçeu voz lestres du Ve de ce moys envoyee par ung courrier ou il vous plest me ordonner que je fasse l’emprise de Florance avec ceste la de Ferrare. Sire, vous savés que je vous ay par pluyseurs foys escript en l’estremyté qu’est ceste armee d’argent. Je suys le plus desesperé homme du monde de faloyr que je vous en importune tant de foys, mays, afin quy n’en vienne autrement que vous ne vouldriés, vous dirés ce que je sens de ces gens, leur fayllant la paye, qu’est que les Ytaliens s’en yront aux ennemys, lesquelx les achete ce quy veullent. Les Alemans se mutineront et s’en iront en leurs pays, sy ne font pis. Les Espaignolx, homes d’armes et chevaulx legiers ne feront chose que l’on leur commande. Et quant ores yl voudroyent bien servyr, y seront sy peu que Dieu leur aydera bien de ce sauver. Et vous pouvés remedier le tout pour pou de chose, comme je vous ay escript par Monmardon. Je ne lesray de fere ce quy sera posible en ce monde. Vous y penserés, sy vous plest.
Le cardinal Coulonne m’a escript clerement que je n’esperasse nul argent du royaume de Naples, car yl n’y avoyt moyen.
Sire, je suys party se matin de Cortonne, laquele j’ay asigee et m’ont tiré forse jens de bien, car je vous proumès que s’est unne des plus forte asiete de vile qu’yl est posible au monde de voyr. Toutes foys après avoyr demouré tr[o]ys jours desus et avoir fet ung petit de baterie et piqué la muraylle, je lese y eu tous a discrecyon et les soudars et la ville, lequés soudars estoyent six ensaygnes. Je chemyne plus oultre, tirant mon chemyn a Florance, et sy je voys que Areye soyt fournye de maniere que je la puyse emporter, je y feray mon posible juques a ceste heure. Je n’ay lessé riens derriere. J’espere que la fin sera bonne, puysque le commensement est sy bon, sy se n’est faute de ce que ay escript desus. J’ay bayllé Cortonne entre les mains du pape et feray de tout ce que prandray, pansent que ainsy 1’entendés.
Sire, je prie Nostre Seigneur quy vous doint bonne vie et longue. Escript a Castillon Aretino, le XVIIIe de setembre.
Sire, je vous suplie, regardés bien la date de ceste lestre et pensés que je sumes au dis huytieme du moys. Vous savés que sela veut dire.
J’ay escript a l’embasadeur a Romme pour fere conduyre Moron, comme vous le conmandés, car yl doyt passer par la, ores que je croys qu’y n’a pas voulenté de s’enfuyr.
Vostre très humble et très obeissant suget et servyteur,

PHILIBERT DE CHALON

8 October 1529 - Prato
SENDER
Lorenzo Soderini and Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 145, cc. 195r-196r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 143-144; VALORI 1935, pp. 19-20.
ABSTRACT
The two Commissioners from Prato report to the Dieci about a fight in Barberino between the Republican cavalry and imperial forces.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Iersera al tardi tornorono li homini nostri che si erono mandati a speculare li andamenti delli inimici; e da epsi intendemmo, come quelli che sono guidati dal conte Girolamo Peppoli, et altri, si trovavano a Barberino et alla Cavallina. Per la qual cosa consultammo, funsi bene di mostrarsi loro, con il parere nondimeno del signor Octo et di qualcuno altro, et che questa nocte passata si andassi assalirli. Et così, ad ore vij in circa, si mosse di qui il prefato signore Octo, et buona parte di questi capitani, con una parte delle bande loro; et andorono a quella volta, parte per la via di Val di Bisenzio, et parte per Val di Marina; per la quale si spinse li cavalli leggieri, et etiam con alquanti archibusieri. Et questa mattina scaramucciorno; et Niccolò Strozzi, che era nella vanguardia con alquanti archibusieri, li assaltò in Barberino; et scaramucciando, dicono ne morì delli inimici 4 o 5, et circa 40 ne furon facti prigioni; et tolsono loro circa xx cavalli, di non però molta valuta. Et se non si refuggivano in certo palazzo sopra Barberino una balestrata, qual dicono essere de’ Nasi, era facil cosa li ammazzassino tucti; ancorché il parere di tanti capitani ritardò alquanto la battaglia; et però, avendo loro visto ancora il cenno del soccorso a quelli di Scarperia, dubitorono che volendoli sforzare in quello palazzo, non funsi sopravvenuto loro soccorso di tal sorte, che li inimici li havessino mandati per mala via: però non parbe loro tempo di procedere più avanti; et così che li prigioni et preda se ne sono tornati alli alloggiamenti a salvamento. Et crediamo che questo assalto li farà ritirare; massime perché noi intendiamo da’ prigioni, hanno mancamento di vettovaglie, et che per essere poco numero, se ne volevono ritornare al paese loro. Il che a Dio piaccia. Ricordasi con reverenzia alle Signorie Vostre, che voglino provedere di quelle artiglierie et munizioni necessarie, et che altre volte per più lettere si sono domandate, et ultimamente per il bombardiere mandato costi per quelle; et altre cose necessarie per fare fuochi lavorati: come di tutto V. S. si debbono ricordare.
Questo giorno avemmo una di Vostre Signorie delli vii, per la quale quelle ne comectono, che si debba lasciare trarre di questa terra alli homini di Campi tutta quella quantità di grani et biade che ne volessino trarre delle loro. Il che si farà ad ogni loro be¬neplacito: et così si è facto a tutti li altri che ne hanno voluto trarre per vivere o seminare, ancorché non ce ne sia molta gran copia.
Eraci scordato dire alle S. V., come abbiamo inteso che uno delli figli di ser Galeazzo Pugliesi si è rifuggito et andato nel campo di Ramazzotto. Intenderassi il nome, et manderassi. Et altro non obcorre, salvo alle S. V. del continuo raccomandareci; quae bene valeant. Di Prato, alii viij di ottobre 1529.
LAURENTIUS SODERINUS FRANCISCUS FERRUCCIUS
Commissarii Generales

13 October 1529 - Prato
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 145, c. 335rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 147-148; VALORI 1935, pp. 23-24.
ABSTRACT
Ferrucci shows a certain amount of good will in respect of the relationship with his colleague Soderini: however he is aware of the difficulties, due to his not being particularly cooperative.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Per la vostra intendiamo quanto dite de li homini di Volterra che fussino qui a li soldi di Vostre Signorie. Ricerco tutti, vi si mandono; e tutti quelli che non ho tratto fuora e’ soldi loro, sono homini d’una paga. Vostre Signorie ci mandino el sunto de le munizioni mandate qui, ché a questo non vi si può rispondere; perché domandando al Comessario Lorenzo de la munizione, mi disse che voi sapevi bene per più sua quello che ci era, e quello che mancava: né altro si ritrasse da lui. Ricerco per altri di tutto quello che ci può essere, cie n’è molto poca: ma quando Vostre Signorie si risolvino a mandare salnitro, si farà lavorare. De le palle e altro, si porrà mente a punto quello che manca, e tutto si farà intendere. E non si dubitino quelle, che quando arò parte di quello che bisognia, Prato non si renderà, non faciendo danno innanzi come per l’adreto s’è fatto; ché da per loro s’erano ossediati col saccheggiar questo luogo. Non vi meravigliate, Signori mia, che io dica così; ché, a dare libertà a mille fanti soli, in un mese strusierebbono tutta la roba di Firenze.
Qui si trova la banda di Bochin Corso assai malcontenta; e di già due volte mi sono venuti innanzi ammotinati, con querelarsi che Bochino non ha dato loro li capisoldi. Holli sempre ribattuti con dire, che quando non li sodisfaccia, che li sodisfarò io; e così sono stati. Istamani di nuovo son venuti a me, con dire che serviranno quanto noi vorremo; ma che non vogliono più stare con Bochino. E quando a Vostre Signorie paressi, avendo a mutare padrone, io ho qui Pietro Orlandini, homo assai pratico a la guerra. Mi saria grato me lo compiacessi; ché mi rendo cierto vi farà onore: ché è tanto che io lo conosco in su la guerra, che mi pare che meriti di non essere cambiato d’una tal cosa; e tanto più trovandosi meco in sul fatto. E s’io meritai per tempo alcuno con le fatiche mia, fate che Piero non sia a cambio d’un altro. Né dirò più. A Vostre Signorie mi raccomando.
Di Prato, a li xiij di ottobre 1529.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

17 October 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 146, c. 71rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 130-131; VALORI 1935, pp. 26-28.
ABSTRACT
For the defence of Empoli, Ferrucci asks for powder, ammountions, reinforcements and money; his request, though, were in most cases rejected.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Alla arrivata mia non si era buttata in terra alcuna casa, et credo nascessi da el riguardare l’un l’altro. Et per me si è dato principio di ardere et spianare tutte quelle case che potessimo nuocere alla terra; et tale opera fo fare alli soldati pagati, et alli homini della terra propria, che molto valorosamente operano tutti. Risguardato tutto quello che bisognia per riparare a questa terra, mi bisognia ancora mille libre di polvere, intendendosi per metà della fine; et 40 palle da falconetto, et 200 palle da moschetti: et quando Vostre Signorie ci mandassimo alquanto di sanitro (sic), lo faremo lavorare; et questo bisognerebbe fusi presto. Ancora vorria 250 compagni in essere el manco; che mi saria grato mi compiacessi del capitano Ridolfo da Scesi, et del capitano Niccolò da Sasso Ferrato; che l’uno è del colonnello del signor Malatesta, et l’altro del signor Stefano da Palestrina; et ambo duoi si truovono al presente in Prato. Del piombo, vedrò se ne potrò trarre di Pisa; ché questo punto scrivo a Ceccotto per tal cosa. Questo è quanto mi occorre per salvar la terra; et fatte queste provisioni, Vostre Signorie si rendino certe che io la terrò: et vengaci chi ci vole. Et se Vostre Signorie desiderano che el paese allo intorno non sia scorso da 30 o 40 rózze delli inimici, quelle mi mandino 50 cavagli; chè certo si obvierà alle paure di questo paese, et ne nascerà che li villani potranno sementare a l’intorno di noi. Qui si è inteso per lettere di Giovanni Covoni, che Colle è accordato col duca da Malfi, et lui si truova in San Gimigniano. Se Carletto Altoviti si duole che io non li abbia pagato li fanti che lui aveva, si parte dalla verità, come uno pazzarello che egli è; ché in quelli sei maladecti giorni che io stetti in Prato, lo incitai più volte che lui trovassi homini; et quelli tanti che mi menò, quegli se gli pagorono; et il restante che mi resta nelle mani, sarà sempre a posta di Vostre Signorie.
Questa mattina comparse qui certi Romani, parenti del signor Mario Orsino; et dicono avere lassati iersera el duca di Malfi in Pogibonzi con 130 fra cavagli et ronzini, et il signor Pirro con 300 fanti, et certi altri capitani con 400 altri. Et perché in detto numero di fanterie si truova ben dodici bandiere, si dice che e’ sono 3000 fanti: et così alle grida si arrendono le castella vostre, senza vedere il nimico in viso.
Qui truovono li canovieri del sale, che hanno a rimettere la paglia adesso: et per che il cammino par loro dubbio, respecto al denaio, vorrebbono pagarli qui, et essere quietati dalli Maestri del sale. Quando V. S. pensino volersene valere qui per li pagamenti delli soldati, quelle ne advisino. Sono in tutto fiorini 180 larghi. Qui non è mancamento di grascia nissuna, salvo che di sale. Quelle ci proveghino, et presto. Né altro. Alle Vostre Si¬gnorie mi raccomando; le quali Dio mantenga.
Da Empoli, alli 17 di octobre 1529.
Vostre Signorie mi domandono parere de’ casi d’Empoli, e particularmente di certi Ferini, parenti del Foia e amici de’ Pucci, per istare un loro fratello con messere Antonio; ch’i’ di tutto ero avertito: ma parmi cosa debile el caso loro. E per questa amicizia de’ Pucci, non ho mancato di farli rovinare le case con la bracia, come al minimo; e non li lascio fare guardie a nessuno de la terra; sì che di poco mi possono ingannare. Ben’è vero che a l’arrivata mia se n’andò uno, et mai è tornato. Quando tornerà, li domanderò dove elli è stato; benché io non credo che torni a mio tempo. Vostre Signorie mi dieno quello che io ho di bisognio al defendere la terra; e di poi posate l’animo per ogni verso. Quanto a lo avere loro prese l’arme, le ànno prese perché le furno loro date da li anticiessori mia; e quando non mi parrà che le stieno ben loro in mano, le farò loro relasciare, e non domanderanno perché. Vostre Signorie s’informino in qual modo mi governo con loro, e di poi mi scriveranno quanto vi pare che io faccia.
Stamani ci comparse uno di Castelfiorentino, che portava un salvo condotto qui a Piero Sapiti, di mano del Commessario imperiale, che conteneva che detto Piero tornassi al Castello Fiorentino, e non dubitassi di niente. Fecilo pigliare, et conosciuto, che lui era venuto a portarlo sempliciemente, non lo feci appiccare, ma li feci dare parecchi strappate di fune; e se potevo porre le mane addosso a detto Piero Sapiti, li facievo quello che meritava. Andòssi con Dio due ore avanti a questo caso. Se Vostre Signorie non mi proveggono almanco di ciento ducati, non so come m’abbia a fare queste faciende senza un soldo. Vostre Signorie son prudenti, e a quelle mi racomando.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

20 October 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 146, c. 132rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 154-155; VALORI 1935, pp. 31-33.
ABSTRACT
Ferrucci here announces to the Dieci that San Gimignano – where Giovanni Covoni was Commissioner – has “surrendered to the cries”, i.e. without putting up a fight, the same that had happened in Colle Val d’Elsa. Commissioner Covoni, in the meantime, has moved to Volterra.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Questa mattina avanti il giorno son passati dalli ottanta in cento cavalli al ponte a Elsa. Non so se andranno alla volta di Saminiato, o pure si volteranno in sulla man ritta a depredare bestiame. Mandai subbito a investigare che cammino tenevano, et al ritorno del mandato ne darò avviso. Se avessi stamattina cinquanta cavalli, con li archibusieri che io potrei cavare di qui, li faria pentire di tal gita al ritorno loro. Questa mattina si è facto comandamento a Niccolò Patani et Felice suo figliuolo, et a Andrea di Matteo Ferrini, si trasferischino dinanzi a Vostre Signorie: et così ne tenghiamo dua di que’ prigioni; che se aranno errato, li castigherò; et tutto giorno che io vedrò ci sieno altri di mala natura, o li caccerò, o li gastigherò.
Al Commessario Ceccotto si mandorno le vostre. Et perchè quelle dicono che ci ha da provedere di polvere et sali et piombo, se lo farà con prestezza, sarà al proposito: et da noi non è mancato di sollecitarlo. A Giovanni Covoni si mandorno le vostre per uno a posta alla volta di Sangemigniano. Se non è perduto, lo troverrà; et da noi non resterà di andare investigando quel che segue in quelle bande; et di tutto a V. S. si darà adviso. Et a fare queste cose, et di molte altre, bisognano in questo luogo alla più parte danari; et qui è dove si spendano. Ancora che, senza dire le spese, doverrebbe pure uno Commessario di questo luogo avere cento scudi d’avanzo per trattenere li soldati, et operare in tutte quelle cose che occorrono alla guerra; né si doverrebbe mancare a quelle persone che sono solite darne conto. Li nomi de’ canovieri sono questi: Piero di Guerriante, Pieruccio di San Domnino, Domenico di Benedetto di Bargagnia, et Francesco da Sovigliana. Et Vostre Signorie li faccino quitare alli Maestri del sale, et loro pagheranno qui li denari, come per le altre vi s’è scripto. Noi abbiamo facto descriptione di tutti li grani et biade di questo luogo, et oggi finisce il di di dare le portate; et subbito si darà adviso, a causa che la Città non abbia da patire (…) contado. Nè altro. A V. S. mi raccomando, le quali Dio mantenga.
D’Empoli, alli xx di octobre 1529.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

Postscripta. Abbiamo nuove, come Sancto Gemigniano non ha facto meglio che Colle, che s’è arreso pure alle grida; et Giovanni Covoni si truova in Volterra con la fanteria. Delli cavalli di stamattina che passorono al ponte a Elsa, si condusseno in sino alla Catena, et sono ritornati per la medesima via alla volta di Castel Fiorentino senza preda alcuna. Pur tanto abbiamo facto intendere a Saminiato, che non si sono arresi all’ombra di 100 cavalli. Non so quel faranno da mo’ innanzi. Né altro accade. A V. S, mi raccomando. D’Empoli, alli xx di octobre 1529.
In questo punto ho scritto a Giovan Covoni, e confortatolo a non si arrendere colle meglio ragione ho saputo dare; e che Volterra non è Sangimignano; e che non guardi alli animi de’ subditi.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

23 October 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 146, c. 185rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, p. 160; VALORI 1935, pp. 42-43.
ABSTRACT
From Florence the Dieci send to Empoli a proscription list of suspected traitors; in his letter Ferrucci once again mentions economic issues. “I need to have the possibility to pay my solders”, is what the Florentine Commissioner says “while here I have no money”.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Questa sera ho una vostra, con una listra di trenta homini di questo luogo, che si debbino transferire costì. Alli quali si è facto comandamento si rappresentino dinanzi a V. S. Troviamo di questi trenta essercene morti qualcuno; et almanco quattro che è uno anno non ci abitorono mai; et otto li quali sono fuora, chi a Pisa et chi al soldo; et dua altri delli homini della guerra et uno che rassegna e’ marraiuoli. Ancora ci entrano drento li fornari di qui et il beccaio; sicché di tal lista non ci cognosco sei homini che si possa far senza loro in questo luogo: ché di già avevo ordinato da per me ne venissi quattro, più per un segnio, che per pericolo che ci fussi; ché quando ci avessi visto dubbio alcuno, non che farli uscire per la porta, li aria facto saltare le mura. V. S. potranno vedere non la amorevolezza di un cittadino che ricordi tal cosa, ma più presto la debolezza sua, a pensare che sendo io in sul luogo, non cognosca la salvazione di epso. Et per non mancare alli comandamenti di quelle, andrò ricercando tutto; et se a quelle parrà, velli manderò tutti. Qui è comparso un Gianni da Castello con sessanta homini; et quelle mi advisano di due bande con palle di artiglieria. Non so dove si sieno restate, o se pure si sono mosse di costì. Li denari della paga di Francesco Córso si consegniorno a Bernardo Falconi, et lui ne exeguirà quanto li avete commesso. Da Ceccotto si è auto libbre 574 di polvere grossa, et 118 della fine, et tre pani di piombo. Bisogneria ancora della polvere ne mandassi libbre 500. Il sale che se li mandò a chiedere, non è ancor venuto, et credo el manderà. Della paga a Sandrino Monaldi, perché hanno servito trentadue giorni, non se gli vorria mancare, perché ha una buona banda. Dalli canovieri del sale di qui si è auto fiorini 160 larghi. V. S. possono mandare il restante, et pagherassi il capitano Sandrino.
Per la ultima mia vi si disse, che io avevo ritenuto uno Marchiò da Lucca, homo di bono ingegno, da servirsene in questo luogo: et molti altri che io ho da torno. Bisogna quelle pensino che io li possa pagare come si ricerca a loro; et qui non è un soldo da fare questo. Né altro. A quelle mi raccomando.
Di Empoli, alli 23 di octobre 1529.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

26 October 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 146, cc. 272r-273r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 164-165; VALORI 1935, pp. 42-43.
ABSTRACT
Reporting to the Dieci the outcome of an army incident in Castelfiorentino, Ferrucci complaiins of the relationship with the Podestà (the civilian authority) in Empoli: make sure, he tells the Dieci, that if during the night I need to send out armed forces to fight, I do not have to ask the Podestà for the keys to the gate…
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Da molti giorni in qua ho usato ogni diligenzia di côrre il Commissario delli imperiali, che abita tra Castel Fiorentino et Uliveto. Onde che ieri, ad ora di vespro, vi venne una spia che io tengo soldata in quelle bande, et mi significò come il Commissario imperiale si trovava in Castel Fiorentino con pochi cavalli, perché la massa grossa era ita alla volta di Peccioli. Subbito feci camminare parte delle nostre fanterie a quella volta, et con epse il capitano Sandrino, Francesco Córso et il Fedino; et feci loro comandamento, che se trovassino oro per terra, finché erono giuncti a Castel Fiorentino, non lo dovessino pigliare, a causa non si levassi rumore. Et così marciorno insino lì; et arrivati alla porta, fu levato il rumore per quelli del castello, insieme con quelli pochi delli soldati che vi erano restati, gridando – palle palle; – et gagliardamente si difenderono. Ma li nostri, combattendo valorosamente, sforzoron la porta, et per un muro rotto entrorono nel castello combattendo, et vi hanno ammazzato qualche paro di homini; et delli nostri non n’è morto nissuno. Bene è vero che alquanti ne sono feriti. Come il governatore vidde preso la terra, da una altra porta si fuggì; et così non potendo averlo prigione, vinta la terra, si volsono a pigliare prigioni tutti quelli vi trovorono homini di qualità, et li cavalli et mule et muli che vi erono drento, et altre robbe; che penso sarà ragionevole bottino. Infra li prigioni, v’è uno gentile homo Napoletano, et certi altri ricchi di Castel Fiorentino, che sto fra dua d’appiccarli: ché certamente meritono maggiore punizione li subditi nostri che sono contro alla Città, che li soldati che vengono a oppressare quella. Certo, Signori miei, se io avessi 50 cavalli, la gran parte delli subditi nostri di queste bande faria rimettere loro la croce bianca, et pentirsi di avere guardato per lo adrieto in viso la rossa. Però, quel che non si può, non si vuole; ché per la ultima vostra intendo che per voi costì ne avete mancamento di cavalli. Se mi dolevo di non havere unita questa terra, ne avevo ragione; perché con quelle poche forze che ci erono, non potevo far simile effetto, et guardare quel fuoco. Io non so se mi sono Commissario o no; ché, domandando iersera le chiavi al podestà, me le negò, con dire che Vostre Signorie gliele avevono date, et comandato che mi aprissi et serrassi quando io tornavo. Restai forte admirato di tal risposta. Quelle faccino che quando voglio mettere fuora uno per faccende della guerra, che io non abbia ad andare a mezza notte per le chiavi al potestà, dove che tutta la terra abbia a sapere tal cosa; et se non fusi la reverenzia che io ho a Vostre Signorie, li aria parlato et operato in altro modo. Pur me la sono taciuta per amor di quelle. Della quantità delli cavalli et prigioni et altre robbe, non vi si manda il tutto, perché tornorono di notte et stracchi. Per la prima nostra si dirà il tutto. Se mi manderete li altri roli, io li rassegnerò, et faròlli stare da soldati.
Per la medesima via di Castel Fiorentino, tengo nuove, che volendo entrare un capitano Sanese in San Gemignano, quelli di San Gemignano feciono resistenza; et dal sì al no, pare che s’appiccassino a scaramucciare; et quelli di drento ne ammazzarono alcuni, et présonne prigioni assai; et pare che dichino il capitano proprio. Et menando li prigioni nella terra, il governatore imperiale che vi è dentro, li fece rilassare. Non dirò più, salvo che a Vostre Signorie mi raccomando.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario

30 October 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 146, cc. 346r-347r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 168-170; VALORI 1935, pp. 47-48.
ABSTRACT
This letter, dated 30 October, is full of details that are relevant to understand Ferrucci’s character. It is worth mentioning the reference to the mill that started to be operated within the city walls of Empoli, after having sabotaged all the others in the area to prevent the enemies from milling. For collaborators of the enemy forces, Ferrucci used a harsh treatment: two hostages were interrogated while they were kept hanging from ropes, tied with their hands behind their backs.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Noi mandiamo costì Pirramo da Pietrasanta, luogotenente di Sandrin Monaldi; el quale è homo fidato et discreto: al quale darete la paga di detto Sandrino, et li farete fare quella scorta che sarà necessaria infino a Prato; et da Prato in qua, opererò con il Commissario et con li miei di qua, che e’ venghino sicuri. Ancora che il Fedino non abbia finito di servire a quattro giorni, giudicherei che fussi ben mandare la sua paga con questa, ad causa non si avessi a correre dua rischi d’epsi, ché quando saranno qui, non si gli pagheranno se non ha servito: ancora che davanti sia tornato, arà finito di servire. Tommaso di Piero del Garbo non vi arà pòrto il vero, perché sendo lui stato con Gualterotto Strozzi in cittadella di Arezzo, et uscito di lì, se ne venne col campo insino alle mura di Firenze; et volendosi liberare dal bando, crederria che avessi auto a venir costì, et non dare la volta per la Val d’Elsa con le genti del duca di Malfi, ché certo credette che avessi a prendere ogni cosa. Visto che non veniva lo esercito Sanese più avanti, si spinse lui con quattro compagni dua miglia lontano di qua. Subbito li mandai a pigliare, né so quel che s’abbia perso; né ancor so che abbia pagato taglia. Quando mi verrà innanzi il capitano Francesco Còrso, et abbi facto quel che non doveva, lo farò stornare. Se li cavalli verranno, ne harò piacere; et credo che e’ sarà gran sicurtà de’ poveri villani qui allo intorno, et piaceràmmi che di nuovo li sollecitate al venire. Del mio mandare ad oppressare li nemici, V. S. non dubbitino di questo luogo, perché mi lascio forze da poterlo difendere; et ancora le mando fuora contrappesatamente. Se li cavalli dello Abate di Farfaro verranno per questa volta, non si mancherà di mandargli ad incontrare, et carezzargli, et far tutto quello che ne commettete.
Dello essere qui munito di farina dalla arrivata mia et infino adesso, non ho mai facto altro che fornirmi di epsa; et se la troppa aqua non mi avessi noiato el macinare, ne haria 300 moggia d’avanzo. Feci mettere el mulino in fortezza co’ bastioni, et lo fo guardare ogni notte da alquanti archibusieri, ad causa non mi sia guasto, come ho fatto alli altri io. Al frate che tengo prigione, et uno oste che fu il primo che andò a convenire a Poggibonizi con il Commissario Giovanni Tedesco, li ho esaminati con altro che conn parole: èssi dato loro parecchie istrappate di fune, et per ancora non dicono niente. Ritoccherannosi di nuovo bene, et di tutto daremo adviso.
Io ho ritenuto qui un Leonardo di Iacopo Castellani, che me ne sono servito a più cose; et particularmente mi serve a darmi indictio delli nimici. Pertanto prego Vostre Signorie, che lo faccino licenziare dalli Collegi; ad causa che chi egli ha lassato costì per mallevadore di tornare, non patisca. Quelle si degnino advisarne, perché me ne servo assai, et non mi gosta niente. Più giorni sono che Lari si arrese alle grida, et ancora Peccioli, come avete inteso: et se ci avessi trecento fanti da buttare via, con cinquanta cavagli, li crederria ripigliare con danno delli nimici: in modo mi è pòrto che stanno drento. Non dirò più, salvo che a V. S. mi raccomando.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario

2 November 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 147, cc. 30r-31r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 171-172; VALORI 1935, pp. 49-51.
ABSTRACT
Ferrucci informs the Dieci that he has occupied theTorre dei Frescobaldi, about three miles from Empoli, to be used as advanced post: he has left a garrison with twenty men there.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Sabbato, che fu alli 31 del passato, mandai un homo a posta per vedere come erono trattate le possessioni di Raffaello Girolami dalli nimici. Trovo che li avevono isbucato il grano, et fattoli molti altri danni: et nel tornarsene, ritrasse che la sera si tornavono ad alloggiare in Monte Spertoli; et arrivato qui, mi significò tutto. Subito mandai per li capitani, et feci mettere in ordine xxv archibusieri per capitano; et insieme con li cavalli, un’ora avanti il giorno, con buone guide li feci camminare a quella volta. Trovorno che la preda era adviata in verso il campo, et che lì era un numero di quaranta cavalli, per far nuova scòrta, et parte caricarne. Arrivati lì, cominciorno a combatterli, et ne presono xxvj, con molti prigioni; che infra li quali vi è uno Spagniuolo et un Lanzi; che par segnio che debbino cominciare a patire tutti. Certo, signori miei, dando loro di queste isbarbazzate, si romperia loro cotesta istrada: et se io mi potessi valere ad un tempo qual paressi a me, et solo per un giorno, di cento cavalli, faria tal factione, che tristo a quelli che fussino passati da San Casciano per in qua. Ben cognosco che per dua o tre giorni bisognia lassarli stare in questa banda che io li ho molestati; perché pare ragionevole che el vi abbino da venire in grosso per volersi vendicare; et così vuole essere lo uso della guerra.
Tre giorni sono feci pigliare la torre delli Freschobaldi, quale era delli nimici, che è lontana di qui tre miglia e mezzo; et truovasi in sur un colle che vede gran parte della Valdelsa, et quasi tutta la Valdipesa; et tutta la parte di qua verso noi serve a velettare li nimici in tutte queste parte; et ha dato e darà grande aiuto; et ancora vi si potria ritrarre, ad una necessità, buona banda di fanti et cavalli, et sarebbono salvi. Non mi pare aver facto in questo luogo cosa che sia più ad proposito, et che abbia a dare più danno alli nimici di questa: et sappin le S. V., che senza velette, spie et guide, non si può fare la guerra. Tengovi xx compagni; che vi ho x archibusieri pagati, et il resto di qui; et holla fatta acconciare di sorte, che non vi portando artiglieria, mal si può pigliare.
Luigi Ridolfi si trova in Certaldo con forse cento compagni, et dicono che el va afforzando. Penso abbia ad essere delle sua imprese.
Questa notte passata, ad ore x, ci fu significato, come iarsera, ad hore xxiiij, entrò in Saminiato dugento tra cavalli e fanti delli nimici. Subbito feci ritirare le navi de’ passi alle volta di qui, ad causa che il paese di là da Arno si renda sicuro da loro.
Advertino V. S., che cavando di qui tutto il grano et biade, non mi pare ad proposito: crederreí che prima si avessi a far venir quello che è più lontano di costi, et quello che porta più pericolo di perdersi; come è nel Valdarno di sotto. Sempre possono quelle valersi di questo di qui, perché non ne lasso uscire un solo granello, salvo che per seminare; et mai ho pensato ad altro che al bisognio della Città; et ancora quando di costì non ci potessimo più valere di danari per li pagamenti delli soldati, che questo havessi a sopperire a tal cosa. Quelle si rendin certe, che io non sono per lasciarlo salire di pregio, ne ci passerà soldi 40 lo staio mentre che io ci starò; et levato tutto quello che li ufficiali avessino di avere paura, parmi si debbino volgere altrove che qui, perché questo è sempre apposta della Città. Non dirò altro, salvo che V. S. mi raccomando. Di Empoli, alli ij di novembre 1529.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario
V. S. si degnino rimandarmi li dua che per l’altra mia si disse, perché ne pato assai.

11 November 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 147, c. 255rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 179-180; VALORI 1935, p. 58.
ABSTRACT
One of the most frequently repeated requests by Ferrucci to the Dieci is that of punctuaity in payments of the sums due to soldiers, to prevent rebellions or forced leaves. However, the Florentine leaders rarely respondent promptly.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Più giorni sono finì la pagha di una parte delli fanti di Ghoro da Monte Benichi; et tutto giorno mi sono alli urecchi con domandarmi denari. Visto et rivisto il rolo, monta il servito loro 90 paghe, senza la provisione del capitano; et vi resta un 60 homini che hanno ad servire ancora un mese gratis. Vostre Signorie non manchino di mandarla, perché li ho promesso infra dua giorni saranno pagati; et quando quelle si ricordino che qui per me non è un denaio, et è gia quindici giorni che mai ve ne scripsi, credo starla senza epsi se di nuovo non lo repricassi, ricordando a Vostre Signorie che io non vivo di bottini, et di niente di quel d’altri; et corrane quanti voglino.
Ancora che qui non mi sieno rimaste forze, non ho mancato questo giorno medesimo di mandare venti archibusieri accavallo ad damneggiare li nimici, per un adviso che mi fu facto che certi cavalli erano a predare; et ne hanno presi dieci cavalli, et morto tre homini, et menatone prigioni sei; infra li quali vi è 2 Lanzi et uno Spagniuolo. Non dirò più, salvo che a Vostre Signorie mi raccomando, le quali Dio mantengha in libertà. Di Empoli, alli xj di novembre 1529, ad hore ij noctis.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

Vostre Signorie si ricordino, che le forze stanno ben qui, dove si può operare che le vectovaglie non venghino al campo delli nimici; et tanto più per avere assicurato la via di Pisa con ripigliare Saminiato al Tedesco. Che se quelle forze che avevo qui mi fussín mantenute, o altrettante ne venissi di costi, crederria fare tale opera per la Valdelsa, che saria molto maggiore, et di più danno alli nimici, che non si è facto per il passato. Aría caro che Vostre Signorie mi rimandassino el cavallaro latore delle presenti, perché me ne servo assai per li bisogni della guerra che giornalmente accalcano: ché, in verità, lo truovo presto et fedele.

25 November 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 148, cc. 192r-193r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 191-192; VALORI 1935, pp. 70-72.
ABSTRACT
After having reconquered San Miniato, Ferrucci reports to the Dieci regarding the measures he has taken to fortify the position and make sure the tropps are paid.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Da poi che si riprese Saminiato, si è dato opera di bastioni, et di munire la roccha di vectovaglie; che per insino a questo giorno di oggi, si truova in modo, che non vi tirando li nemici di artiglieria, non la perderò. Et per dare ordine del tutto, vi ho mandato Giuliano Frescobaldi, el quale si porta molto bene, et e molto commendato da quelli homini che in quel luogho si truovono, per avere lui obviato a molte istrussioni che vi faceva el capitano Ghoro come soldato: et in verità erono un poco troppe. Presi partito di mandarvi Giuliano, per non lo avere a gastigare. Io lo messi nella roccha, considerando che haveva piu bisognio di vivere ad discrizione, che nessuno altro capitano di qui, per havere lui gran parte di isbanditi senza lo stipendio di Vostre Signorie, et senza denari da spendere del loro: et se non fusi suto questo rispetto, non ve lo aria messo; che ben cognoscevo ch’el non era homo per quel luogo, per non havere cervello. Essi facto vivere ad descrizione, et tuttavolta vive; et ancor non si contenta, con dire che vorrebbe li fussin pagati xxx archibusieri che lui ha trattenuti. Ancora dice, che infra sei dì finisce el tempo di molti isbanditi del servir gratis, et li vorrebbe poter paghare. Se qua el nostro tesolieri (sic) non avessi li denari tanto limitati, lo harei contento di qualche cosa, per levarvi fastidio.
El Berzighella, che al presente si truova qui, dice havere finito el tempo della pagha. Ancora el Tincto da Battifolle dice essere finito el tempo delli suoi paghamenti.
Hiarsera si mandò el paghatore Piero de’ Nobili a paghare el capitano Giovanni della Lottina a Montopoli; et perché el non s’è possuto paghare alla presenzia mia, vi ho mandato Lorenzo Corbinegli, in compagnia del paghatori; advertendolo che tenga quel modo che ha veduto tenere a me qui nelli paghamenti: chè in verità li truovo molto disomesti. Songli ito rassettando, come li pagatore quali potranno dire a Vostre Signorie. Perché io mi servo molto di Tommaso Gazzetti a tutte le faccende della guerra, et serve molto bene et non vorria che’l mio tenerlo qui e’l suo buono servire li nocessi; però Vostre Signorie saranno preghate fare intendere alli Collegi, o a chi di tal cosa tenga conto per quel che li sta fuora, ad causa che non caschi in qualche contumacia: ché, in verità, qui mal potria fare senza.
Intendo essere comparso a Montelupo un Bernardo da Empoli, mandato da Vostre Signorie, et per ancora non è venuto qua. Quando verrà, non si mancherà di fare quanto per la vostra ne dite. Non dirò più, salvo che a Vostre Signorie mi raccomando: ricordandoli che della venuta delli mia prigioni, non ne ho nuove; et se mi ricompenseranno della mia taglia pagata sotto Napoli, che parrebbe pure ragionevole.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario

25 November 1529 - Campo imperiale presso Firenze
SENDER
Alfonso d’Ávalos marchese di Vasto
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 148, c. 279rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, pp. 389-390.
ABSTRACT
At the end of November, the question of how captured enemy forces should be treated had been at the centre of a negotiation between the leaders of the Republic and those of the cesareo army. The Florentine government had asked that the members of the Ordinanza – consisting of armed citizens – should be treated, in the event of surrendering or being captured, in the same way as mercenary soldiers: that is to say that the principle of “fair war” should be applied to them, a set of rules we can consider the precursors of international law.
With the letter we present one of the Imperial commanders, the Marquis of Vasto, however rejected the proposal, maintaining that – in his view – this could constitute an excessive advantage for the besiedged. Af few days later, the massacre of Lastra a Signa showed in practice what this failed agreement between the parties entailed.

TEXT OF THE LETTER

Molto Magnifici Signori,
non posso si non rengratiar le Signorie Vostre delle amorevole offerte che con le vostre me fanno, in compensa del che offerisco ogni bono offitio per gli comodi loro in quanto l’honor mio patisca. Circa il trattar bene li pregioni non ce è dubio che sì al comminciamento fosse stato concluso di servar la bona guerra, molti soldati han passato assai incommodi che sariano restati illesi.
Né dicano le Signorie Vostre che li nostri fatti pregioni non habino patuto in le persone si come ancho li loro condotti di qua, perché invero ho inteso che molti son stati maltrattati, credo ben contra lo voler delle Signorie Vostre le quali stimo haverano dato rimedio a molti casi, ma non però a tutti né alla magior parte, come noi altri anchora habbiamo fatto et vedano le Signorie Vostre che a tutti quelli che son pervenuti in mia notizia ho con ogni diligentia remediato. Ma lassando le cose passate le quale mal se possono reparar mi par se debia attender allo avenire et dargli conveniente forma.
Quanto sia tra soldati et soldati non fo’ dubio ch’el signor Principe se contenta che se facia bona guerra: vero è che quanto alli fiorentini non mi par conveniente che siano compresi in tal mutua et reciproca conventione perché in loro cessano li respecti li quali fanno honesta et ragionevole ogni cortesia che fra soldati se possa usar et non bisogna dir che sia crudeltà non trattar li cittadini come soldati perché chiaro le Signorie Vostre comprendeno quanta diversità sia tra luno et laltro et quanto più hano provocato la indignatione del Exercito essi cittadini che li altri soldati et saria molta inequalità tra noi et molto pregiuditio a nostri soldati quando detti Cittadini fossero inclusi in tal conventione poiché dal canto mio non sono Cittadini ne altri genti che se possano far pregioni, si non quelli del exercito.
Dico dunque che se le Signorie Vostre vogliono che tal conventione habbi loco tra soldati et soldati me confido farlo observar ell signor Principe ne resterà contento, altramente non crederia che se possa far passar ne lo sapria persuader a sua Excellentia per esser cosa inusitata alla guerra, molto inequale et troppo pregiuditiale al nostro Exercito. Et sopra cio aspecto resposta dalle Signorie Vostre acciò se sappia come havemo da viver in questo passo: et a quelle me offero sempre.
Dal Campo XXV de novembro MDXXVIIIJ

Al comando de le Signorie Vostre
EL MARCHESE DEL VASTO

28 November 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 148, c. 283rv. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE1889, pp. 194-195; VALORI 1935, pp. 74-75.
ABSTRACT
The traditional narration of the battle of Gavinana describes Gregorio Stendardi, also known as Goro da Montebenichi, as one of the “most loyal supporters” of Ferrucci, standing by him to the end; however, the relationship between the two has not always been smooth, as shown by the letter written on the day after San Miniato was conquered.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Hiarsera nacque certo schandalo a Saminiato: et questo e, che’l capitano Ghoro è homo di mala natura, che nel dispensare el pane et altro lor vitto, non ne dette ad una parte della compagnia; et tutto fece per farli abbottinare: perché havendo el pane al solito delle altre volte, et ritenendoselo, non se ne può giudicare altro. El nostro mandato Giulian Freschobaldi, per ricorreggier tale errore, mandò lui, et nel domandarlo onde nasceva ch’el non haveva dispensato el pane come le altre volte, li rispose con villane parole, col non li rispondere a proposito di quel che’l domandava, et cosi li disse grande iniuria. E nello iniuriarlo, par che Giuliano si rizzò da sedere, et lo pigliassi; et cosi lo tiene apresso di sé a mia istanzia; et non ha mancato per questo di fare stare la compagnia in essere, et alle guardie, al solito loro. Et in questo punto vi mando el capitano Niccolo da Cascina con la sua banda, che sono sessanta compagni; et per questo non lasserò isbandare la sua banda, et lui mi farò portare qua apresso di me. Prego Vostre Signorie, se mai ottenni grazie da quelle, che mi faccino ancor questa: che havendo lui errato, me lo lascino gastigare, per dare exemplo a tutti li altri. Truovo che, poiché li ho dato tal cura, ha facto entrare in case per forza, et particularmente in quella delli eredi di Simone di Bartolo da Saminiato, nostro cittadino; et molte altre istrussioni che saria lungho el dirle: et a queste notte, gridandosi alla arme, lo hebbe el nostro Giuliano Freschobaldi a farlo destare, doppo che era raccheto el romore.
Et Giovanni Benci, che si trovava quivi per conto delli frumenti, visto questo, mi mandò a dire, che se avessi ad essere cosa alcuna, che lui è homo da farmi poco onore. Di nuovo torno a supplicare quelle, che me lo lascino gastigare, quando lo arò qui apresso di me che di tutto aspetto la resoluzione di Vostre Signorie.
Accuso le due vostre, alle quali non si fa risposta per non avere tempo; et per la prima mia si risponderà a tutto.
El Commessario Giovanni Covoni, et lo imbasciadore messer Bardo, si truovono qui; et di quel che successe loro per il cammino, truovo el medesimo che s’è scripto a Vostre Signorie; salvo che li prigioni menati qui, nello examinarli onde ebbono tale indictio della passata detti nostri, accennonno più presto per via de un Gigi de’ Rossi: però non lo dicono in modo che si possa tenere per certo. Credo che a questo Gigi Vostre Signorie facessino già certa patente. Anderò ritrovando el vero, et del tutto si darà notizia a Vostre Signorie; alle quali di continuo mi raccomando.
Di Empoli, alli xxviij di novembre 1529.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario

13 December 1529 - Empoli
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 149, cc. 314r-315r. Original.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 207-208; VALORI 1935, pp. 89-90.
ABSTRACT
Between Montopoli and Palaia Ferrucci’s men attacked and destroyed an enemy batallion led by Pirro Colonna: the Commissioner from Empoli writes to Florence about this event, boasting that the massacre in Lastra a Signa has been vindicated.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Troviamo all’arivata delli nostri, che la Lastra è suta più vendicata che non vi arà referto il nostro cancelliere de bocha. Le buone spie che io ebbi dell’uscita loro di Palaia per alla volta di Montopoli, ànno causato la ruina delli inimici: ché, subito che io sepi che volevono uscire questa mattina, anticipai il tempo, et iersera a ore V di nocte feci uscire tutte le bande et li cavalli, faciendoli marciare a quella volta; né mai comunicai con persona, né sapevono nessuno delli nostri capitani quel s’andavano affare, salvo che Piero Orlandini nostro; il quale mandai alla volta di Montopoli affare intendere a quello Michele, che egli e le due bande che vi si trovavano, che venissino alla volta delli nostri, et che s’imboscassino fra Montopoli et Palaia. Et così feciono; né prima furono in quel luogo imboscati, che li nimici si cominciorono a dar a’ tamburi, et così in ordinanza ne venivono per andare alla volta di Montopoli; et giunti alli nostri, cominciorono a combatterli di sorte, che li nostri li ruppono. Et fra morti et prigioni, si può ragionare ch’el signor Pirro sia rimasto solo senza capitani; et sonne mòrti tre, ché v’è morto un capitano Cesta da Siena, et dicono essere morta tutta la sua banda; et così molt’altri. Et questa sera ne ritroviamo qui prigioni V capitani et il luogotenente del colonnello, che è un galante et gentile homo perugino; el sergente magiore, con quatro o V alfieri; et V tamburini con li tamburi; che fa la somma di circa C prigioni con alquanti buoni cavalli et molta bella armeria, con di molti arcobusi. Li morti ascendono alla somma di C; secondo mi dicono, di più di CL. Tanto che si può dire non rotto il colonnello del signor Pirro, ma fracassato. Et quelli tanti che aranno passati il primo vaglo, non passeranno il secondo, perché li appiccherò per la gola; et particolarmente tutti li Sanesi, che sento ce n’è alquanti. Dal fatto della Lastra in qua, ò giurato a Dio, che tutti li soldati che non aranno amazati li prigioni che e’ piglino, che io li appiccherò; et così lo atterrò loro. El signore Pirro è scappato solo miracolosamente a piè, buttandosi giù per un balzo, né si sa ancora se li villani lo ànno ammazato. Con tutto questo non mi pare avere facto niente, per non avere facto quello che si poteva fare; ché, rotti che li ebbono, seguitando la vittoria potevono piglare Palaia e Peccioli, et tutte le Colline, che secondo che m’è pòrto non avevono rimedio questi luoghi: in modo si trovorono isbighottiti di tal rotta data. Et se la fortuna avessi facto che io mi fussi potuto assicurare di lasciare in questo luogo un altro me, sarebbe gran parte del paese di Pisa questa sera nostro.
Se Vostre Signorie mi danno M fanti et C cavalli, quelle vedranno quel che seguirà delle cose di qua. Del signor Amico non si può dire tanto bene quanto ne bisogneria dire più; et è homo che merita assai commendazione in questo mestiero. Et appresso, delli nostri capitani di piè, il simile; et non so se e’ si vede che la sia gente da fidarsene o no, come quelle ne scrivono che è stato loro referto, che le non valevono molto.
Sonsi ricevuti li ducati ccccxxviij d’oro da Francesco Carpagli, vostro cavallaro, per pagare il conte da Durbeh, et si pagherà all’usato, et con più rispiarmo che si potrà et vi si manderà quitanza del tutto. Ricordasi la paga di Pasquino da Sambenedetto, che l’ho di già sovvenuto di quelli pochi scudi che avevo, a causa che possa sostenere li fanti. Non dirò di più, salvo che a Vostre Signorie mi rachomando. Di Empoli, alli xiij di dicembre MDXXIX.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario Generale

Poscripta. Troviamo ricercando bene, non è morti oltre a quattro delli nostri, ma feriti alquanti. Et fra li quattro morti, è morto un de’ più valenti et fidati homini che facesse questo mestiero; el quale è un Pyramo da Pietrasanta, che stava appresso ad me a provisione; et n’è suto tanto danno, et mi è dòlto tanto, che vorria inanzi avere perso un delli primi capitani ch’abbiamo in questo luogo con tutta la banda: né credo fussi stato di tanto danno tale perdita. Non più.

27 April 1530 - Volterra
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Responsive, 151, cc. 332r-333r. Original encrypted.
REFERENCE EDITIONS
ALBÈRI 1840, pp. 284-288; COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 258-261; VALORI 1935, pp. 147-150.
ABSTRACT
One of the most famous letters written by Ferrucci to the Dieci, reporting that Volterra had been reconquered. The sections in square brackets are encrypted in the original.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Domini. Noi arrivammo qui alli xxvi, a ore xxi, [et avemmo a entrare nella fortezza a colpi d’artiglieria. Et quando fummo tutti arrivati arridosso d’essa, feci saltar drento tutte le fanterie, et così trar la sella a tutti li cavalli; et a uno a uno li messi nella ciptadella, facendo dare ordine subito di rinfrescarli alquanto: ma non trovai con che. A priemere tutta la fortezza, non vi si trovò più che sei barili di vino, con tanto pane, che ne toccò un quarto per uno, e non più: che vi giuro a Dio, che se io non avessi avuto avertenzia di far pigliare a ogni uomo pane per due dì, et così portar meco due some di scale, e 25 in 30 marraioli, con picconi et altre cose che fanno mestieri a spugnare una terra, e una soma di polvere fine d’archibusi, che io non ci arei trovato modo che li vincitori non fussino stati vinti senza combattere. Rinfrescati alquanto, li feci mettere in battaglia, e feci aprire la porta di verso la terra, e a bandiere spiegate li assaltai da tre lati, et in tutta fretta. Si trovò un rintoppo di trincere, che a volervi passare, vi morì un 500 homini, fra l’una parte e l’altra, de’ più segnialati che fussino nelle bande: né si mancò per questo di non le passare; et passate che avemmo le prime, demmo in un altro scontro di trinciere, et di nuovo le pigliammo, insieme con la piazza di Santo Austino, dove avevon fatto il fondamento loro. Et quel che ci dètte più molestia, fu l’essere combattuti da tre lati, per aver loro traforate le case di sorte passavan l’una nell’altra, et offendevon, senza potere essere offesi, le forze de’ nimici. Quali alquanto fecion temere le nostre fanterie, per esser messe a ridosso di quella trinciera due cannoni su detta piazza; et sparorno due volte per uno, con qualche danno nostro. Vedendo io con li occhi questo, fui forzato affare di quelle cose che non eron l’offizio mio; e così imbracciai una rotella, dando coltellate a tutti quelli che tornavono a dreto: finalmente saltai in su quel riparo con una testa di cavalleggieri armati di tutt’arme, con una picca in mano per uno, insieme con parecchie lance spezzate che ho appresso di me; et insignoritici del riparo, cominciammo a spingniere avanti, et guadagnammo la piazza con l’artiglierie; et con grande occision di loro, togliendo loro due insegnie; et vi morì un capitano: et così ci volgemmo a combattere casa per casa, tanto che c’insignorimmo del tutto. Assalìcci la notte, né si potette andare più avanti; et stavamo in modo tale, che nessuno poteva stare più in piè.
Feci tirare quella tanta artiglieria che avemmo loro tolta sotto la fortezza, et mettere le sentinelle; et lasciai a guardia il signor Cammillo, et tre altri capitani. Così ci stammo insino a questa mattina; dove di nuovo riordinai le genti, et messe in battaglia per dare lo assalto, trovammo avevon fatto tutta notte bastioni, e attraversato le strade con certi pezzi d’artiglieria grossa: né per questo si temeva, ché andavo alla volta d’essi. Ma loro, impauriti dell’avere preso parte della terra, e vedendone tanti morti per le strade, e di essersi fuggiti quelli tanti tristeregli che ci erono fiorentini, insieme con il gran Ruberto Acciaiuoli, quel padre di tutti, accennorno di volere parlamentare: et così dètti la fede al Commissario Taddeo Guiducci, e gli altri della terra, che venissino a parlare con me. Venendo, mi domandarono quel che io desideravo. Risposi loro, che volevo la terra per li mia Signori, o per forza o per amore; et che volevo che fussi rimesso nel petto mio quel bene et quel male che avevo daffare alli Volterrani. Et loro chiesono temporeggiare per poterne far consiglio con li homini della terra; et che verrebbono con pieno mandato. Non lo volsi fare, perché vedevo mi volevono tenere a bada fino a tanto che il soccorso, che era per via, comparissi: et dètti lor tempo tanto che tornassino dentro alle trincere; con far loro intendere, che se fra un quarto d’ora non tornavon con la resoluzione di quel che avevo loro imposto, che io farei prova d’acquistare quel resto con l’arme in mano, come ho fatto sino a qui. Et così se n’andorno, et si tornorono infra’l tempo; et di più menoron con loro il capitano Giovanbatista Borghesi, che era colonnello di tutti li altri capitani; et arrivati ammé, si buttorno in poter mio, e che li Volterrani in tutto et per tutto si rimettevono nella discrezion mia. Così li aceptai, promettendo di salvare la vita al Commissario et al colonnello, et a tutti li fanti pagati: et tanto ò observato; et subito li feci passare per mezzo delle nostre bande, et metterli fuora della terra. Et perché Taddeo Guiducci mi pareva, ne’ tempi che noi siamo, di troppa importanzia a lasciarlo, l’ho ritenuto apresso di me, con animo di non li far dispiacere nissuno, avendoli dato la fede; ma ei ancora se 1’à guadagnato col fare qualcosa: però che m’è piaciuto. Onde priego Vostre Signorie, che lo voglin perdonare fino a quel tanto che li ho promesso; ché, come di sopra ò detto, li dètti la fede mia di non lo far morire.
Oggi farò description di tutte l’arme delli Volterrani, et ne li priverò del tutto, acciò non le possino più adoperare contra lor Signori. Ancora oggi si farà bando per vedere tutte le portate de’ formenti, che intendo ce n’è gran copia, et le farine et altre grascie. Rimetterò in ciptadella, con più prestezza che si potrà] tutte le artiglierie mandate da Andrea Doria; che pare che l’abbi fatto a posta [per renderci il contracambio di quelle di Ruberto Pucci. Le artiglierie sono] cannoni di 70 libbre per uno; due colubrine, che mai viddi la più bella artiglieria, et meglio condotta; et un cannone et un sacro, con 800 palle, con qualche poco di polvere et di salnitro. Et domani, che saremo alli xxviii, [manderò un trombetto alle Pomarancie e Montecatini: et di quel che seguirà, per la prima si darà di tutto avviso. Quando parrà il tempo a Vostre Signorie, quelle mi daranno un cenno che io cavalchi per la volta della Maremma, a liberare Campiglia et Bibbona et tutto il paese. Se ne caccerà quelli ladroni di strada che vi si sono accasati. Quando intenderò la passata di Fabrizio per la volta di Pisa, non mancherò di mandare quelle forze che per me si potrà a quella volta; né mancherò di rimandare a Empoli una banda, acciò si renda più sicuro; ancorché si truova assettato di sorte, che le donne con le rocche lo potrien guardare. Né altro occorre dire: salvo che pregare quelle umilmente, che mi voglin conservare la fede data al Guiduccio; et questo voglio che sia tutto il premio della fatica mia. Li nomi di quei tristeregli, usi sollevar popoli a partito salvo, sono questi: Agniolo Capponi, Giovanni de’ Rossi, Giuliano Salviati, et Leonardo Buondelmonti, et Roberto Acciaiuoli, capo di tutti.] Né altro mi ocorre, salvo che a Vostre Signorie di continuo mi rachomando: le quale Iddio mantenga. Di Volterra, alli xxvii d’aprile 1530.

FRANCESCO FERRUCCI General Commissario

7 July 1530 - Campo imperiale presso Firenze
SENDER
Philibert de Chalon principe d’Orange
ADDRESSEE
Charles V
LOCATION
Haus-Hof-Staatsarchiv, Vienna. Belgien, PA 69.2, c. 61rv. Originale.
REFERENCE EDITIONS
ROBERT 1902, II, pp. 545-546.
ABSTRACT
The last letter written by the Prince d’Orange to the Emperor, in early July, once again includes a complaint about delays in payment.
TEXT OF THE LETTER

Sire, tant et sy humblement que fere puys, a vostre bonne grace me reccomande.
Sire, j’ay prié au seygneur Tovars, pourteur de cestes, de vous fere entendre ce qu’yl c’est peu fere avec les Espagnolx que sont amutynés et la resolucyon qu’yl s’et prisse de peur de tomber en ung plus gros inconvenyent. Il vous suplira ausy de leur part et je leurs ay proumys de le fere de la mienne, ce que je luy en prie vous fere qu’yl vous playse leur pardonner. Les povres gens ont bien eu la penytance de leurs pechés, car ilz sont tous nulx et meurent de fain. S’yl vous pleyt, en arés myserycorde, et tous les soudars de ce camp vous en suplie. Ledit seygneur Tovars vous dira ce qu’yl m’a semblé pour vous envoyer les gens que demandés avec le seygneur marquys, par quoy m’en remest a ce qu’yl vous en dira, et soyés seur, sire, que de ce quy me demandera ferey le possyble pour obeyr a voz commandemens. Sire, je prie Nostre Seygneur vous donner bonne vie et longue. Escript au camp devant Florence, le VIIe de jullet.

Sire, je vous suplie vouloyr penser au payement de ce moys, car sil l’on fault aulx Alemans, il feronte unne faulse pointe, car, a ce que j’en puys entendre, encore que l’on les paye, il dient qu’yl s’en veullent aler pour la peste tant grande quyl est entre eulx, et j’ay grant peur que l’asynacyon que vous avés fayte au royaume ne fayle, comme je vous ay escript. S’yl vous plest, vous y panserés. Vostre très humble et très obeissant suget et servyteur,
PHILIBERT DE CHALON.

7 July 1530 - Firenze
SENDER
Dieci di Libertà e Pace
ADDRESSEE
Francesco Ferrucci
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Letters, 107, cc. 42v-43r. Draft.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, pp. 410-411.
ABSTRACT
The Dieci sent to Ferrucci a man they trusted – whose name is not mentioned in the draft – to arrange with him a possible diverting manoeuver in Val di Nievole to help his rescue mission.
TEXT OF THE LETTER

L’apportatore della presente è […] da Monti Catini in Valdinievole, il quale è stato per tutta questa guerra luoghotenente d’una di queste nostre bande, e per quanto habbiamo possuto comprendere ci ha servito con fede e diligentia, et havendo al presente inteso che tu sei per uscir alla campagna, è venuto al Magistrato nostro, et fattoci intender che venendo con le genti nella Valdinievole ti saria di grande aiuto appresso a quelli populi, perché dice esserci assaj conosciuto et havervi gran favore. A noi non è parsa da disperezzare la sua offerta, e habbiamo giudicato a proposito mandarlo a te, perché ti serva di lui in quelle cose ch’egli afferma poterti giovare, maxime passando per quel Paese, come crediamo ti sarà necessario havendo a venir alla volta nostra come per le altre ti si è commesso. Haremo caro che si come egli si mostra volontaroso di servir la nostra città, così ancora tu lo riceva gratiosamente, et lo intrattenga in quel modo che ti parrà conveniente, et ti serva di lui dove tu creda che l’opera sua habbia ad esser di frutto alcuno alla nostra Patria. Noi non ci extenderemo sopra ciò a lui inanzi, perché da lui intenderai i disegni suoi, dei quali farai giudicio che ti parrà a proposito.

14 July 1530 - Firenze
SENDER
Dieci di Libertà e Pace
ADDRESSEE
Francesco Ferrucci
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Letters, 108, cc. 170v. Draft.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, pp. 412.
ABSTRACT
On the 14th of July the Signoria agreed to confer to Ferrucci full authority on commissioners, commanders, deputies and Podestà of what remained of the Florentine dominion (except for the city of Pisa), as well as on leaders, stipendiarii and lieutenants «of our people on foot, and on horseback», who were invited to offer the greatest possible cooperation.
TEXT OF THE LETTER

Die XIIII Julij MDXXX
Havendo conosciuto la città nostra nella presente Guerra quali siano state le opere del Magnifico Cittadino nostro Francesco di Niccolò Ferrucci et la singulare affettione da lui con tanti pericoli et disagi dimostra verso la patria sua che meritano non solamente da noi essere commendate, ma ancora a luogo et a tempo, se piacerà a Dio, con quelli convenienti premii che a simili cittadini amatori della patria loro et defensori della sua libertà se convengono, riconosciute non vogliamo mancare per quanto noi possiamo di presente mostrarli qual sia l’ammore nostro verso di lui, di honorarlo, non essendo quello che esso tutto virtuosamente ha operato ad benefitio pubblico, che in altro tempo è necessario riserbarlo, ma il bisogno che per lo advenire habbiamo havere dell’opera sua nella quale havendo noi sempre confidato et confidando piu che mai che mediante quella la nostra Città habbi a conseguire la desiderata victoria contro a’ suoi nimici, lo habbiamo creato nostro Generale Commissario salvo nella città di Pisa per tutto il bisogno nostro co’ la medesima auctorità et balìa che ha tutto il Magistrato nostro nelle cose della Guerra et dependenti in qualunque modo da quella. Pertanto lo significhiamo per le presenti a tutti voi Commissari Capitani Vicari Podestà et qualunque altro uffitiale di decto dominio accioché ricerchi da esso nelle sopradecte cose dell’opera et favor vostro non li manchiate per quanto stimate far cosa grata al Magistrato nostro, anzj co’ quella pronteza et celerità exeguirete la voglia sua, che al uffitio vostro et del buon cittadino si appartiene et a voi condottierj delle genti nostre di Pie’, et Cavallo, Capitani, Luogotenenti, et stipendiarij della nostra Repubblica comandiamo che ad ogni requisitione del predetto nostro General Commissario exeguaiate nelle predette cose in presto et per tutto qualunque sua Commissione et Comandamento prestandoli quella obedienza che faresti al Magistrato nostro quando prisenzialmente vi comandasse, et a voi subditi et raccomandati nostri comandiamo el medesimo per quanto devono.

15-16 July 1530 - Campo imperiale presso Firenze
SENDER
Ferrante Gonzaga
ADDRESSEE
Federico Duke of Mantova
LOCATION
State Archive in Mantua. Archivio Gonzaga, 1110, cc. 93r-96r. Original.
REFERENCE EDITIONS
ALBÈRI 1840, pp. 309-313.
ABSTRACT
On the 16th of July Ferrante Gonzaga, recently appointed deputy commander of the Imperial army, writes to his brother Federico, marquis of Mantua, informing him about the developments of the campaign. It is interesting to note that the projects of Ferrucci’s men to reach Florence were already known to Imperial forces, due to some intercepted letters. Gonzaga describes in detail the strategy devised to make the enemy fall into a trap. The “battle plan” for Gavinana is ready: all that is left is wait for Ferrucci to leave Pisa.
TEXT OF THE LETTER

Illustrissimo et Excellentissimo signor mio et patron osservandissimo
Per dar parte alla excellentia Vostra del successo delle cose di quà, questi giorni passati naqque certo maneggio d’accordo il quale fin a quest’hora serà ristretto di sorte che tenevamo quasi per cosa ferma ch’el dovesse seguir ad effetto, di che poi è successo il contrario, che pur hoggi la pratica si è rotta in tutto di sorte c’havemo perso ogni speranza di venire più in futuro a Parlamento alcuno di accordo.
La pratica hebbe principio in questo modo, un capitano di quei della Terra nominato Sancio Guercio, amico del signor Pirrho da Castel Piero, venendo a parlamento con alcuni delli nostri li ricercò che volessero fare intendere da sua parte al signor Pirrho che volesse venire a parlarli che havea da dirli cose d’importanza. Il quale sig.r Pirrho essendoci andato con licentia del Signor Principe, trovò costui haver commissione dal Signor Malatesta di procurar col mezzo di esso Signor Pirrho ch’el prefato Signor Principe volesse mandare uno homo dentro, col quale potesse trattare d’accordo che sperava che si dovesse venire a qualche bona conclusione. Il Signor Principe inteso questo fece venir a se questo Santo Guercio, dal quale havendo inteso il medesimo detto di sopra, si mandò dentro con ordine di rispondere al Signor Malatesta che sarìa stato contento di mandare dentro l’huomo che ricercava, ogni volta che da Sua Signoria li fosse dato prima la fede ch’el punto di tor dentro le palle fosse accettato in forma come stavono prima. Fu resposto dal signor Malatesta che Sua Excellentia volesse contentarsi di mandar dentro la persona mia, con ordine di parlare a quel populo nella forma che da lui mi fosse detto, et con minacciarlo che se in quel punto non si fosse redutto a concordia, che non sperasse più remedio alcuno ad sua ruina, atteso che da quel punto inanzi non sarìa stato in poder di sua Excellentia di salvarlo, né di tener i soldati che non saccheggiassero la terra con altre cose pensate da lui a proposito di questo, dando intentione che faccendo Sua Excellentia questo seria per seguire l’accordo nel modo che da lei era ricerco, senza però voler promettere la fede del punto che dal Signor Principe fu nel primo capitulo adimandato, né dare altra chiarezza dell’exito del maneggio. Et quanto Vostra Excellentia intende, onde considerando il Signor Principe di quanto poca reputatione saria a Sua Excellentia et a tutto l’exercito di havermi mandato dentro per questo maneggio, quando poi non fosse seguito l’effetto, si risolvette in questo di tornar a responderli con questi arugmenti, che non era per farlo se prima Sua Santità non le chiariva detto punto di tor dentro le palle promettendo che di questo fosse certificato in ognaltra cosa, si saria prestato tanto favorevole a quella Città quanto per lui si fosse possuto, et con questa resolutione havendo mandato dentro il Signor Pirrho prefato, dopo dui giorni hoggi è ritornato disconcluso in tutto che di ciò il signor Malatesta non vuol più far niente né intender più cosa alchuna in maneggi d’accordo, la qual resposta sì resoluta et gagliarda et discrepante molto dalla impression et iudicio fatto da noi della inclination di quel populo a questo accordo, per questo motivo fatto da esso Signor Malatesta, et per quel che ci detta la ragione della extrema necessità che dentro si pate, la qual nei progressi di questo maneggio havemo scoperta per relation di loro medesimi, i quali affermono esser intollerabile, ci fa molto maravagliare et pensar che tal resposta non possa da altro procedere che da qualche fresca speranza che gli habbino di transito di franzesi in Italia per lor soccorso, il che essendo così, et havendone la Excellentia Vostra notitia alcuna come ragionevolmente debbe haver, la supplico per quanto gli è grata la servitù mia che me ne voglia far partecipe, acciò ch’io me ne possa fare honor qui col Signor Principe prima che d’altronde li venga la nuova, come essendo la cosa vera non potria mancar che presto non venga, et questa reputazione da Vostra Excellentia per gratia singholarissima, alla quale basando le mani in bona gratia sua con tutto’l cor mi recomando.
Dal felicissimo exercito cesareo sopra Fiorenza, il XV di luglio del MDXXX.

Di Vostra Excellentia obendietissimo servitor
FERRANDO GONZAGA

Poscripta. Mi sera scordato di dar notitia alla Excellentia Vostra di certe lettere che nuovamente sono state intercette da questi signori fiorentini dirette al commissario Ferruzzo residente in Volterra, per le quali se li ordinava che con quella gente ch’havea quivi lasciati IIIIcento fanti per guardia della terra si spingesse alla volta di Pisa per el cammino di Livorno, et se unisse con la gente che quivi si trovava, lassati nella terra 800 compagni per guardia, et di poi con tutta la massa la qual facevono conto che dovesse empiere il numero di IIIImila homini tra piedi et a cavallo, dovesse marchiare alla via di Pistoia et di Prato verso Fiorenza, con advertenza di fare opera se per transito havesse possuto occupare una di dette due terre, et quivi si dovesse fermar con la gente in caso che non seguitasse il camino alla volta di Fesole, con disegno poi di quindi condursi dentro di Fiorenza.
Il qual disegno inteso dal signor Principe mandò ordine subito a Fabritio Marramaldo, il qual si trova alloggiato col suo coronello per quei luoghi intorno a Volterra, che fosse advertito quando quella gente uscisse fuora di là, di trasferirsi subito ad alloggiar a Prato et a Pistoia, con disegno poi quando s’intendesse venir la massa di verso Pisa esserli alle spalle con tanto numero d’altra gente del exercito che bastasse ad espugnare questa delli nimici.
Questa sera 16 del presente, havuto nuova il signor Principe che detta gente di Volterra è uscita fuora marchiando alla volta di Pisa, et ch’el Marramaldo se gli è messo alla coda con animo di venir seco alli mani et di romperla prima che sia congiunta con l’altra di Pisa. Nondimeno, pensando che tal disegno non possa riuscirli, gli ha mandato ordine che fatto c’habbia prova d’impedir la riunione di detta gente, non venendoli fatto si debbia metter in Vico Pisano, luogo su la fiumara lontano da Pisa X miglia, dove ditta gente bisogna che pasi et quivi unitamente col coronello del Signor Alessandro Vitello, il qual si trova alloggiato al presente lì et con quei fanti spagnuoli ammutinati che si trovan pur quivi intorno, facci prova di negar loro il passo, et non potendo li sia alle spalle finché venghino ad incontrar con sua Excellentia, la qual ha fatto disegno di aspettarli in quei confini di Pistoia con tremilia fanti eletti et cinquecento cavalli leggieri, et la gente d’arme alla quale ha subito mandato ordine che senza indugia debbia andare ad alloggiare a Prato per cogliere dette genti de’ nemici in mezo et romper lor la testa come ho speranza che venga fatto accadendo che essi seguino il sopradetto disegno notato per le lettere intercette, di quel che seguirà alla giornata Vostra Excellentia sarà di mano in mano ragguagliata.
Son di poi state intercette altre infinite lettere che gli son mandate di Francia in Fiorenza, le quali il signor Principe ha subito mandate alla Santità di Nostro Signore non havendo potuto di quelle ritrarre altro senzo se non che el Christianissimo Re deve mandare un homo a quella per comporre seco le cose di questa città. La qual cosa havendo sua Excellentia mostrato d’haver molto per male, se n’è risentito qui aspramente con questi agenti del Papa, dicendo che quando Sua Santità voglia intender in questo faria un grandissimo torto alla Maestà Cesarea, et mostreria una grande ingratitudine che delle fatiche dispendij di quella volesse hor dar il frutto ad altri, et che ciò non saria comportato per detti agenti gli è stato resposto che di ciò Sua Excellentia stia secura ch’el Papa non mancherà di qul che conviene al debito suo verso lo Imperatore, et questo è quanto m’occorre per notitia di Vostra Excellentia alla quale item baso le mani.

20 July 1530 - Pisa
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Volterra Commissioners
LOCATION
State Archive in Florence. Signori Dieci di Balìa Otto di Pratica, Legazioni e commissarìe, 27, c. 228r. Coeval copy.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, p. 414.
ABSTRACT
After arriving in Pisa, Ferrucci writes to the new commissioners of Volterra, Giovan Battista Gondi and Marco Strozzi, to reassure them about his health conditions.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici Commissarii.
Arivamo qui lunedì a salvamento, pure so’ alquanto indisposto per il camino, e giunto fino a oggi mai sono stato lassato dalla febre, et così a Dio s’è piaciuto. Qui stasera s’è mandato per a Vada, per via di mare, libbre cinquecento novanta quattro in 18 farsetti. Del che V.S. ne pigloranno quel partito che vi parrà più a proposito per condurlo costì. Nientaltro mi occorre replicar a V.S. alle quali di continuo mi raccomando, che Iddio quelle conservi.
Di Pisa alli XX di luglio 1530.

FRANCESCO FERRUCCI Commissario

23 July 1530 - Firenze
SENDER
Dieci di Libertà e Pace
ADDRESSEE
Francesco Ferrucci
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balia, Missive, 107, c. 47rv. Draft.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, p. 418.
ABSTRACT
The Dieci, here, write to Ferrucci, who is now in Pisa, to ask for information and encourage him to leave Florence.
TEXT OF THE LETTER

Li commissari di Volterra ci dectono notitia della partita tua di là alli XV, di che ne pigliamo grandissimo piacere, et benché noi ci rendiam certi che tu sarai arrivato a Pisa a salvamento, pure di mentre non si ha tue lettere, siam costretti a star con lo animo sospso perché havendo posta ogni nostra speranza nella venuta tua e del signor Giovanpaulo ad questa volta puoi pensar con quanto desiderio noi aspectiamo haver nuove da te, dove vi trovate, quel che disegnate fare, con che forze siate usciti alla campagna, che speranza havete al potervi condurre senza impedimento, quello che faccino li nimici, dove si trovi il Maremaldo, et il signor Alexandro, perché noi non habbiamo quella comodità di saperlo che havete voi, tenendo li nimici guardati li passi con una diligentia extrema: avvisateci ancora quel che faccino e’ Cancellieri, et passando dal Montale fate provvisione di 1800 in 2000, et che cacciatevi inanzi più bestiame grosso potrete et così del grano, venite forniti di munitione et con qualche denaio per ogni accidente potessi nascere, et di continuo ci terrai raggugliati o con lettere, o per homini a boccha, dei progressi; et caressa il signor Giovanpaulo et sollecitate, perché qui non si può più.

2 August 1530 - Calamecca
SENDER
Francesco Ferrucci
ADDRESSEE
Dieci di Libertà e Pace
LOCATION
British Library, London. Add. MS 31022B, c. 9r. Original encrypted.
REFERENCE EDITIONS
ALBÈRI 1840, p. 292.
ABSTRACT
This is the famous last letter writtten by Ferrucci, from Pescia on the 1st of August 1530, plus an addedum dated 2nd of August from the village of Calamecca, where he spent the last night. The letter probably never reached its destination because it includes the deciphered section between the lines. It was discovered in the nineteenth century by Eugenio Albèri, who was the first to publish it, then donoated it to Guglielmo Libri who in turn sold it to Lord Ashburnham. Today it is in the mnnuscript collection at the British Library.
TEXT OF THE LETTER

Questo giorno abbiamo la vostra (…) e non ci occorre altro dire, se non che ci troviamo presso alla terra di Pescia a un miglio, e troviamo tutti li popoli contrari a noi: però non temiamo, et a quest’ora marciamo alla volta di Castelvecchio, sperando d’esser doman da sera al Montale, ancorché Fabrizio abbia fatta gran preparazione. Se li nimici faranno sperienza di noi, allora faremo vedere chi noi siamo, e c’ingegneremo tenervi avvisati de’ progressi nostri giorno per giorno. Né altro ho a dire alle Signorie Vostre, salvo che io mi trovo in sul fatto, e guarito, Dio grazia: et a quelle quanto più posso mi raccomando, et altrettanto il signor Giampaolo.
Dal paese di Pescia, il I° di agosto 1530.

FRANCESCO FERRUCCI
General Commissario

Poscrit. Siamo alli 2 d’agosto, et ci troviamo a Calamec, et intendiamo Fabrizio et marciano alla volta di costà. Domattina, piacendo a Dio, marceremo alla volta del Montale; e ci bisognerà, a voler pascer la gente, sforzar qualche luogo, perché non troviamo corrispondenza di vettovaglia. Né altro

FRANCESCO FERRUCCI
General Commissario

3 August 1530 - Gavinana
SENDER
Philibert de Chalon, Prince d’Orange
ADDRESSEE
Elders of Lucca
LOCATION
State Archive in Lucca. Anziani al tempo della libertà, 543, folder 11, c. 4 r . Coeval copy.
REFERENCE EDITIONS
ROSI 1930, p. 232; MONTI 2013, p. 421.
ABSTRACT
Filibert de Chalon writes this final letter a few hours before the battle, when Ferrucci is still in San Marcello but the Prince d’’Orange is convinced that he has him in a trap. This letter is addressed to the Government in Lucca, and the Prince asks for provisions to sustain the army.
TEXT OF THE LETTER

Magnifici admodum domini. Più littere havemo scripto alle Signorie Vostre volesseno essere contente inviarce la più gran quantità di victuaglie che sarà possibile per intrattenimento di queste genti che tenemo con noi, et finalmente non ce havemo visto principio alcuno, et me ha pesato fortemente et perché la necessità è grandissima de dicte victuaglie, per questo le retornamo a pregare voglino mandarle ogni giorno, et le invieranno in Cavignano dove semo con nostre genti e nel contorno, et havemo facto renchiudere il Ferruccio in San Marcello, et provvedendone le Signorie Vostre de dicte victuaglie, speramo haverlo a disfare.
Cavignano a III de agosto MDXXX.
Excell. D. V. amicus optimus.
PHILIBERT DE CHALON

4 August 1530 - Campo imperiale presso Firenze
SENDER
Martino Agrippa
ADDRESSEE
Bernardo Castellari
LOCATION
Archivo Gèneral de Simancas. Estado, 1308, f. 79. Coeval copy.
REFERENCE EDITIONS
MONTI 2013, p. 423.
ABSTRACT
In this document kept in Spain, copy of an original written from the Imperial camp to inform the Deputy-delegate in Bologna about what had happened, a first summary description of the battle of Gavinana is provided, a few hours after the event.
TEXT OF THE LETTER

Copia di lettera di messer Martino Agrippa al signor vicelegato de Bologna de campo sopra Fiorenza alli iiij d’Augusto a hore XJ

Fu vero che’l signor Principe con le genti de Arme et cavalli leggieri alle XX hore dette nelli nimici fortificati in Cavignana et per esser il campo angusto li cavalli nostri da loro se misero in rotta, et sua Excellentia restò morta. Le fantarie nostre Italiani poi ferno alto, cioè il signor Fabritio, signor Alexandro Vitelli, signor Giovan Battista Savelli, monsignor Scalengo et il Conte de Sansegondo et derno nelli nemici arditamente et doppo la battaglia di tre hore et meza gli vinsero.
Il Ferruccio morto per mano del signor Fabritio preso il signor Gioan Paulo de’ Ceri, Amico de Arsori: in somma presi o morti tutti li nemici non senza perdita de’ nostri. Tal che Fiorenza hora si può dir la nostra. Ne ho voluto avisar Vostra Signoria.

5 Agosto 1530 - Pescia
SENDER
Fabrizio Maramaldo
ADDRESSEE
Elders of Lucca
LOCATION
State Archive in Lucca. Anziani al tempo della libertà, 543, folder 11, c. 18v. Coeval copy.
REFERENCE EDITIONS
COMITATO PER LE ONORANZE 1889, pp. 352-353.
ABSTRACT
Maramaldo informs the Lucca government about the victory at Gavinana, about Ferrucci’s death and Giampaolo Orsini being made prisoner, announcing his intention to move towards Pisa, to “strike the iron while it is hot”.
TEXT OF THE LETTER

Molto Magnifici et virtuosi Signori. Credo le Signorie Vostre haranno saputo la nostra victoria contra il sig. Giovanpaulo et il Ferruccio, il quale Ferruccio è morto et il signor Giovanpaulo è qui prigione con noi. E di bisogno battere il ferro quando è caldo. Ho deliberato andare alla impresa di Pisa, et hieri avanti che io partissi di Pistoia mandai alla volta di Chasciana 2000 fanti et 100 cavalli leggieri, per serrarle da quelle parte et io vengho da questa altra con 3000 fanti et 200 chavalli leggieri, et sono giunto questa sera a Pescia. Domani entrerò inel paese delle Signorie Vostre dove starò una sera et l’altra passerò in quello di Pisa. Per tanto prego le Signorie Vostre mi voglino fare grossa provisione di vettovagle al mancho 50 some di pane et 30 some di vino.
Et perché questo comple molto al servitio della Santità di Nostro Signore et la Maestà Cesarea, li prego non voglino far manchar dette quantità di vettovaglie per alchuno di fino che verrà la nostra paga di Roma che verrà prestissimo et di poi li soldati viveranno per li loro denari. Et perché vi siate monstrate prompte al servitio sopra ditto non mi stenderò altrimenti in pregarli et sollecitarli, atteso lo farete più diligentemente non ve lo scrivo. Aspetto questa sera o domattina lo imbasciatore di sua Cesarea Maestà signore di Tarsilia, al quale parleremo di alcune cose che vi abbia da riferire et quanto non venisse il che non credo, allogiata che io haverò la gente venirò io con X o 12 cavalli in Lucca a parlare con le Signorie Vostre.
Et resto al comando delle Signorie Vostre
In campagnia di Pescia alli 5 di Agosto MDXXX

FABRITIO MARRAMALDO

8 August 1530 - Firenze
SENDER
Dieci di Libertà e Pace
ADDRESSEE
Malatesta Baglioni
LOCATION
State Archive in Florence. Dieci di Balìa, Decisions, management and allocations, 67, cc. 124v-125r. Draft.
REFERENCE EDITIONS
VARCHI, II, pp. 201-203.
ABSTRACT
Acknowledging the divergence of opinion between the city government and their leader, in a desperate attempt at controlling the situation, the Dieci deprive Malatesta of the general commandership and allow him to leave town, thanking him for what he had done so far: a few days later Baglioni’s coup took place.
TEXT OF THE LETTER

A dì 8 agosto 1530
Considerato gli spettabili signori Dieci di libertà e pace della Repubblica Fiorentina quanto virtuosamente e prudentemente l’illustrissimo signor Malatesta Baglioni, generale capitano di questo eccelso dominio, si sia adoperato nelle difese della città di Firenze, e quella sino al presente dì abbia colla sua virtù e prudenza da due potentissimi eserciti difesa e mantenuta, tantoché non solo la persona di sua illustrissima Signoria, ma tutta questa città in ogni evento ne resta gloriosissima; ed essendo questa Repubblica risoluta a voler colle forze e combattendo tentare l’ultima sua fortuna, il che essendo con infinite ragioni stato dissuaso da sua illustrissima Signoria, allegando questo con ragione di guerra non si dovere o poter fare, e che sua Eccellenza, per non essere imputata appresso i principi del mondo, e gelosa dell’onor suo, com’è conveniente, non è mai per consentirlo, anzi che, persistendo la città nel medesimo volere, protesa di non volere intervenire colla persona nella città, e perciò con buona grazia di questa Signoria dimanda licenza di potersi partire di quella; e conoscendo bene detti signori Dieci che, volendo la città risolutamente combattere, ed essendo sua Eccellenzia nel grado suo del capitanato, questo non si potrebbe fare senza gran carico di sua Eccellenza, s’ella fusse presente nella città, però, a causa che non sia da questa città maculato l’onor di quello, dal quale ha ricevuto per il passato infiniti benefizi e spera ancora averne a ricevere, ed a causa che queste presenti abbiano ad esser sempre verissimo testimonio delle buone sue operazioni e della verità; però i detti Signori Dieci col parere e volontà dei magnifici et eccelsi Signori, e de’ venerabili Collegi, e del Consiglio degli Ottanta e Pratica, per il presente partito e deliberazione, dettono pienissima, buona et libera licenza al prefato signor Malatesta, e liberarono sua Eccellenza dal peso e carico della condotta del capitanato della detta eccelsa Repubblica Fiorentina, concedendo al prefato signor Malatesta piena venuta, e salvocondotto per virtù delle presenti di poter sicuramente partirsi con tutte quelle persone particolari che piaccia a sua Eccellenza, e quelle robe che a sua Eccellenza verrà bene, e di lasciare nella città tutte quelle persone che per negoziare sue faccende gli tornasse comodo. E perché la città s’è trovata per il passato, e trovasi per il presente in tanti travagli, che non s’è potuto verso sua Eccellenza fare né co’ fatti né colle dimostrazioni quello che le sue buone opere hanno meritato, avendo speranza che la città abbia con felici successi a posarsi, s’offera per la presente a sua Eccellenza riconoscerla pubblicamente, come meritano e ricercano i benefizi da sua Eccellenza ricevuti.

3 September 1530 - Firenze
SENDER
Malatesta Baglioni
ADDRESSEE
Clement VII
LOCATION
Vatican Apostolic Archive, Vatican City. Segreteria di Stato, Princes’ Letters, 6, c.141rv. Deciphered.
REFERENCE EDITIONS
GATTONI 2002, pp. 310-311.
ABSTRACT
Malatesta informs the Pontiff about the situation in Florence, concluding that he is ready to leave town at a moment’s notice.
TEXT OF THE LETTER

Non ostante che, continuamente, si sia ricordato con tutti que’ modi che si richiede, tanto alli ministri imperiali quanto alli agenti di Vostra Beatitudine levar via questo exercito per porre fine a tanti danni che questa città patisce et per levar via il pericolo in che è stata et in che, ancor, si trova essa città per la avidità grande che hanno questi spagnoli et altri imperiali del sacco, dassi la colpa di non esser seguito l’effetto al non haver fatto provedimento del denaio.
Pur, par che’l si troverà modo (per quanto mi dice il Signor Commissario) di contentar prima gli spagnoli et tedeschi et che, fra dui giorni, partiranno ma el camino che pigliono fia molto longho et dannoso. Che, dui giorni appresso partito l’esercito, che, ancor io, con le mie gente, debba votar la città. Al quale ho detto che ogni volta che Bartholomeo Valori – che rappresenta Vostra Sanctità – me lo comanderà da parte di quella, ubedirò, che altro desiderio non ho se non d’andar alla Patria con bona contentenzza di Vostra Beatitudine et recuperare quello che mi è suto occupato da’ miei aversarij contro la voglia di Vostra Sanctità et, di poi, attendermi a sanarmi, se Dio me’l conciederà, per poterla meglio servire. Et, per far mio debito sino al fine di questa opera, ho fatto, con parole efficace, intender al prefato Signor Commissario che ne avertisca Vostra Beatitudine; et, per corroboratione et per maggior efficatia, mando a quella questo corriere expresso per signifficarli quello ho detto al prefato commissario. Et questo è che se, doppoi la partita mia, gli occorre sinistro o danno o roina della città, che non sia atribuita a me o al mio pocho haver visto, perché ogni volta che la terra sia disarmata, essendosi sì pocho lontanati gli spagnoli et sendo di quella avidità del sacco che sonno et di pocha obedientia a lor capitanei et di manco fede potriano inaspettatamente tornar adri[e]to et, trovando la città fuo¬ra delli ordini soi et estenuata di tutte le cose, potrieno fare gli progressi di cattiva qualità. Et, di più, ci è da considerare che, havendo gli italiani a esser gli ultimi paghati et, bisognando, per ciò, far scorrere qualche giorno, trovandosi soli che non volessin poi di quelle cose che non fussino honeste et, anche, è da pensare che le genti del Maramao – rovina di paesi dove passono – non venissi lor voglia di venir alla città et acozarsi con questi altri italiani che hanno a soprastar per il paghamento, quando questo seguissi. Se ritornerebbe la città ne li medesmi pericoli che la è stata et in che, ancor, si trova, io ho voluto tutte queste cose, doppoi haverle signifficate (come ho detto) al Signor Commissario, farle, ancor io, intendere a Vostra Sanctità. Et se quella, altrimenti, non mi prohibesse ad ogni commodamento si esso Commissario sonno parato a partire con assai gaudio et allegrezza di me et degli mia per ussir dello stento nel quale tanti mesi si è vissuto.
Solo, mi duole due cose. L’una non lassare del tutto la città libera d’ogni periculo. L’altra non mi trovare a consegnarla nelli mani delli Illustrissimi nepoti di Vostra Beatitudine per far l’opera perfetta. Pur, a me piacerà quel tanto che piacerà a quella et non mi darà molestia la prosunzione di alcuni che, per le spetialità loro vogliono detrarre alla fede d’altri della quale l’opere mie l’hanno monstro in tutti gli tempi. Et perché tal persone non hanno grado che habbia a competter meco, me dirò più, remettendomi sempre nella buona mente di Vostra Beatitudine la quale, sempre, mi farà intendere la sua volontà et io, sempre, li serò obbedientissimo figlio, notifficandoli che tanto si essequirà quanto, in nome di Vostrà Sanctità, mi serà commesso dal prefato Signor Commissario. Et, di poi, sequendone cosa alcuna, ne resterò scarico. Altro, per hora, non mi occorre. Alla buona gratia di Vostra Sanctità, humilmente, bassando gli soi Sanctissimi piedi, sempre mi raccomando.

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