Storia del Museo
Il Museo Ferrucciano
La storia del Museo
La proposta di istituire a Gavinana un Museo Ferrucciano fu avanzata per la prima volta nel 1858, dall’ingegnere sanmarcellino Gaetano Niccoli, per edificare sulla piazza del paese «un Pantheon ove fossero raccolte tutte le armi, i trofei, gli scritti e quant’altro ricordasse il grande capitano della Repubblica Fiorentina». L’idea rimase però lettera morta per cinquant’anni esatti: nel settembre 1908 per iniziativa della Società Operaia “Francesco Ferrucci” di Gavinana si costituì un comitato per la costruzione del Museo, che però anche in questo caso non riuscì a concretizzare il proprio obiettivo. L’idea tornò d’attualità in vista dell’ormai imminente quattrocentenario dell’assedio di Firenze e della battaglia. Nell’agosto 1929 si costituì così a Firenze il Comitato Nazionale per le Onoranze a Francesco Ferrucci, sotto la presidenza dell’on. Lando Ferretti (1895-1977). Nell’ambizioso programma che il Comitato si pose era previsto anche l’acquisto e la ristrutturazione della casa ex-Battistini, sulla piazza principale di Gavinana, destinata a essere trasformata in un Museo dedicato alla memoria dell’eroe fiorentino. Nella seduta del 5 luglio 1930, il Comitato deliberò l’erogazione di 70.000 lire, finalizzate all’acquisto dell’immobile e all’intervento di restauro, la cui progettazione fu affidata all’architetto senese Ezio Cerpi (1868-1958). Il Museo venne inaugurato il 2 agosto 1931, e aperto al pubblico il 31 agosto dello stesso anno. Quel primo allestimento, che era stato affidato a Giuseppe Fumagalli (1863-1939) rimase visibile soltanto per pochi anni. La Seconda Guerra Mondiale, durante la quale il piccolo edificio fu a più riprese occupato da sfollati, forze belligeranti e partigiani, fu infatti la causa di numerosi danni sia al Museo sia alle sue collezioni. Un secondo allestimento, questa volta curato da Renzo Chiarelli, andò a sanare le ferite belliche integrando l’esposizione con nuovi prestiti e donazioni, e fu inaugurato il 4 agosto 1957: tra alterne vicende, anni di aperture discontinue e di affidamento in convenzione, il Museo rimase comunque in qualche modo aperto fino al 2017. Nell’agosto di quell’anno l’ente proprietario (il comune di San Marcello Piteglio), preso atto dei numerosi problemi che affliggevano la struttura – per la vetustà dell’immobile, la mancata rispondenza degli impianti alle normative vigenti, la scarsa fruibilità degli spazi – ne dispose la chiusura al pubblico, avviando il lungo iter burocratico necessario all’elaborazione e al finanziamento degli interventi di riqualificazione attualmente in corso.
Le immagini della gallery si riferiscono al nuovo allestimento museale
NASCITA
Firenze, 14 agosto 1489
MORTE
Gavinana (San Marcello Piteglio), 3 agosto 1530
Francesco Ferrucci
Nato nel quartiere di Santo Spirito da una famiglia fiorentina d’antica origine ma di modesta condizione, da adolescente fece il suo apprendistato nella mercatura presso il “banco” di Raffaello Girolami. I suoi primi incarichi politico-amministrativi furono di scarso rilievo: tra il 1512 e il 1527, sotto il regime mediceo, lo troviamo Podestà (il rango più basso, tra quelli riservati ai cittadini, nell’amministrazione territoriale) a Campi Bisenzio e a Radda in Chianti. Dopo la cacciata dei Medici fu impiegato dalla Repubblica nella gestione di alcuni affari diplomatico-militari, ma in una posizione defilata. A suggerire di impegnare direttamente il Ferrucci sul campo, nell’ottobre 1529, fu Donato Giannotti, cancelliere di altissimo rango e intellettuale repubblicano di primo piano (che avrebbe poi concluso la sua vita da esule). È così che Francesco Ferrucci divenne protagonista indiscusso della guerra del 1529-1530, fino al tragico epilogo della battaglia di Gavinana. L’immagine eroica di Francesco Ferrucci che è stata trasmessa dalla tradizione italiana dei secoli successivi, di stampo essenzialmente romantico e patriottico (quando non apertamente nazionalista), cozza con la descrizione che di lui dettero alcuni contemporanei – «alto e di pelo nero, aria burbera e spaventata [spaventosa], uomo levato ad alterarsi, bestiale, bestemmiatore, crudelissimo, volenteroso, animoso e senza ragione» (Francesco Baldovinetti). Quel che è certo è che fu uomo del suo tempo: crudele e spietato né più né meno dei suoi colleghi e nemici, sul campo di battaglia; ma al di là dei giudizi moralistici, grazie alla sua forza d’animo e alla sua capacità militare, Ferrucci rappresentò davvero l’ultima speranza per i repubblicani fiorentini durante l’assedio.
Bibliografia e fonti:
Irene Cotta Stumpo, Ferrucci, Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, 47, 1997, s.v.
Alessandro Monti, L’assedio di Firenze (1529-1530). Politica, diplomazia e conflitto durante le guerre d’Italia, Pisa, Pisa University Press, 2015