Ferrucci nell’Inno di Mameli

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Ferrucci nell’Inno di Mameli

L’eroismo di Francesco Ferrucci viene ricordato anche nel nostro inno nazionale. Il Canto degli Italiani, conosciuto dai più come Fratelli d’Italia, fu scritto nel 1847 dal poeta e patriota genovese Goffredo Mameli (allora ventenne), e musicato a Torino da un altro genovese, Michele Novara. Famosissimo durante il Risorgimento, con l’Italia unita l’inno cadde nel dimenticatoio, perché giudicato troppo “repubblicano”. Con la caduta della monarchia, il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli fu assunto come “inno provvisorio” della Repubblica Italiana, e tale rimase per oltre settant’anni, finché fu reso inno ufficiale con la legge 181 del 4 dicembre 2017.

Nella prima stesura l’inno iniziava con “Evviva l'Italia”, poi trasformato in “Fratelli d’Italia” per indicare la comune appartenenza nazionale. Mameli ricorda il Ferrucci nella quarta strofa dell'Inno, nella quale ripercorre sette secoli di lotte contro lo straniero. “Dall’Alpe a Sicilia / Dovunque è Legnano / Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core, ha la mano / I bimbi d’Italia / Si chiaman Balilla / Il suon d’ogni squilla / I Vespri suonò! // Stringiamoci a coorte...” Vengono ricordate, nell’ordine: la battaglia di Legnano del 1176, tra i comuni della Lega Lombarda e l’imperatore Barbarossa; le imprese del Ferrucci durante l’assedio di Firenze; il giovane genovese Giambattista Perasso, detto “Balilla”, che col lancio di un sasso dette inizio alla rivolta di Genova contro gli austriaci nel 1746; e i Vespri Siciliani, cioè la ribellione di Palermo contro l'occupazione francese nel 1282, ribellione che iniziò con il suono delle campane che chiamavano al vespro.

Bibliografia e fonti:

Michele Calabrese, Il Canto degli Italiani: genesi e peripezie di un inno, in “Quaderni del Bobbio”, 3 (2011), pp. 105-140.

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