Michelangelo Buonarroti
NASCITA
Caprese, 6 marzo 1475
MORTE
Roma, 18 febbraio 1564
Michelangelo Buonarroti
La vita e soprattutto le opere di Michelangelo Buonarroti sono fin troppo note per essere qui ricordate. Ma se tutti sanno che è stato uno dei maggiori artisti italiani del Rinascimento, meno note sono le vicende che lo videro implicato nella vita dell’ultima Repubblica di Firenze. Michelangelo aderì al nuovo regime, dopo il Sacco di Roma e la cacciata dei Medici, nonostante questi ultimi fossero ancora suoi committenti. Così, nel 1527 iniziò a studiare le fortificazioni della città, per essere poi nominato “Governatore e Provveditore” alle fortificazioni ed eletto nel magistrato dei Nove della Milizia, deputato alle difese militari, nel 1529; man mano che la guerra si avvicinava, s’impegnò quindi a fondo per aggiornare l’antico circuito murario di Firenze. Le mura strette e alte, d’origine medievale, erano inefficaci di fronte ai cannoni e alle nuove artiglierie da campo impegnate negli assedi. Dovevano quindi essere integrate da terrapieni e bastioni posticci, ma non per questo meno efficaci: i mattoni di terra utilizzati da Michelangelo, non cotti, erano anzi più elastici e quindi più efficaci. Uno dei capolavori michelangioleschi fu la fortificazione di San Miniato al Monte, da cui la repubblica poté bersagliare con il proprio fuoco di risposta l’esercito nemico grazie ad una conformazione più dinamica delle strutture difensive. Nonostante questa dedizione, Michelangelo fu alla fine convinto a lasciare la città nel settembre del 1529, mentre l’esercito imperiale faceva la sua irruzione sul suolo toscano. Lo troviamo quindi in fuga, con ben dodicimila fiorini d’oro cuciti all’interno di tre giacconi, verso Venezia. La Signoria lo dichiarò allora ribelle, ma la condanna fu ridotta ad una semplice interdizione triennale dalla partecipazione al Consiglio cittadino dal momento che egli fu convinto a rientrare già a novembre. Al rientro dei Medici dopo la capitolazione del 12 agosto 1530, Michelangelo fu costretto a nascondersi in città presso un amico, per sfuggire alla repressione. Nell’arco di un paio mesi però ricevette ufficialmente il perdono di papa Clemente VII, insieme all’ordine di terminare i lavori presso le tombe medicee in San Lorenzo. Mal sopportando il nuovo regime, nel 1534 l’artista avrebbe lasciato Firenze, per mai più ritornarvi.
Bibliografia e fonti:
Giorgio Spini, Michelangelo politico, in Michelangelo politico e altri studi sul Rinascimento fiorentino, Milano, Unicopli, 1999